+++ PADRE PIO, NUOVO DOCUMENTO DEL SANT’UFFIZIO RIVELA: “PADRE GEMELLI NON HA MENTITO. HA DAVVERO VISTO LE STIMMATE DEL FRATE DI PIETRELCINA DURANTE UNA VISITA SEGRETA”. STORIA DA RISCRIVERE

Sarà da riscrivere una parte della storia di Padre Pio (a sinistra della foto). Almeno per quanto riguarda il noto episodio in cui lo scienziato p. Agostino Gemelli (a destra della foto) facendo visita al santo del Gargano non solo fu allontanato in malo modo ma non gli fu permesso neanche di vedere le stimmate di padre Pio.

Eppure lo stesso padre Gemelli affermò di averle visitate. Nonostante le testimonianze della visita del 19 aprile 1920 di padre Gemelli a padre Pio documentarono concordemente essere avvenuto un colloquio brevissimo tra i due e senza visione delle stimmate

Ora un documento inedito del Sant’Uffizio rivolta la vicenda e da ragione a p. Gemelli. Il documento viene reso noto da un articolo a firma di mons. Flavio Peloso pubblicato in: “Bollettino dell’Archivio per la storia del movimento sociale cattolico in Italia”, (2016, n. 1, 71-86).

Ecco come don Flavio ripercorre l’intera vicenda e scioglie l’enigma

Gemelli compì la visita a San Giovanni Rotondo il 18-19 aprile 1920, assieme ad Armida Barelli. Barelli fu ricevuta da padre Pio il 18 aprile e cercò di preparare la strada all’incontro con padre Gemelli per la visita delle stimmate. La visita alle stimmate però gli fu negata e si raggiunse il compromesso per cui padre Gemelli avrebbe incontrato padre Pio il mattino seguente, in sacrestia, brevemente, prima della Messa. Così avvenne: giunse padre Pio in sacrestia, accompagnato da padre Benedetto da San Marco in Lamis e da Emanuele Brunatto (di questo incredibile personaggio ne ho parlato ampiamente qui e qui); padre Gemelli e padre Pio si scambiarono poche battute e nulla più, con grande disappunto dello studioso che era partito da Milano appositamente per avere quell’incontro e vedere le stimmate”.

Lo stesso giorno della visita – scrive mons. Peloso – padre Gemelli inviò al Sant’ Uffizio una relazione nella quale affermò di ritenere le stigmate manifestazioni somatiche di natura isterica, ma dicendo anche che erano necessarie ulteriori e più accurate indagini. Comunque, nel fare quella relazione, egli affermò di avere sottoposto padre Pio a interrogatorio e descrisse le piaghe delle sue mani dichiarando di averle viste. Chi era presente all’incontro – padre Benedetto e Brunatto – evidentemente negarono che padre Gemelli avesse potuto, nel suo brevissimo e secco incontro al futuro santo, fare un interrogatorio e anche solo vedere le sue piaghe. Ed era la pura ed evidente verità. Eppure, padre Gemelli continuò ad affermare durante tutta la sua vita di aver visitato ed esaminato le stimmate di padre Pio, sebbene tacciato di dire il falso. E qui si colloca la novità ora emersa”.

Come risulta dal carteggio con il SantUffizio – continua l’articolo – padre Agostino Gemelli visitò due volte San Giovanni Rotondo e padre Pio. La prima volta fu «Nel 1919, essendo di passaggio, per ragioni di servizio militare, a Foggia». «Mi recai a S. Giovanni Rotondo – scrive il francescano – accompagnato dal segretario dell’allora Vescovo di Foggia. Questi mi espresse il desiderio che io esaminassi il P. Pio e poscia gli riferissi il risultato delle mie osservazioni. Il mio viaggio poteva essere utile. Ritenni mio dovere di accettare e mi recai e mi trattenni due giorni a S. Giovanni Rotondo, ospite del Convento dei Cappuccini. Ebbi modo di vedere più volte il P. Pio e di conversare assai a lungo con lui. Esaminai anche le piaghe del P. Pio». Si presentò come medico e così «io continuai sino in fondo la commedia del medico convinto e convertito per avere agio di osservare, vedere, constatare. Di tutto questo riferii a Mgr. Vescovo di Foggia». Così scrisse padre Gemelli in una dettagliata relazione al Sant’ Uffizio (13 pagine dattiloscritte, con correzioni autografe) datata 6 aprile 1926. Con essa egli fa sapere che, nella prima visita del 1919, non rivelò di essere padre Gemelli e che, da parte loro, padre Pio e i frati non se ne resero conto, a causa dell’«innocente artificio » e della «commedia» con cui egli coperse la sua identità. Però, quella prima visita fu sempre tenuta “nascosta” per segreto di ufficio, per «seguire il proprio dovere, ubbidendo ai Superiori». «Mi sono limitato a dire che avevo fatto visita al Padre. () Il S. Ufficio mi ha sempre consigliato di tacere ed io ho obbedito»”.

Per questo gli amici e biografi di Padre Pio da Pietrelcina  – conclude l’articolo – poterono continuare ad affermare che Gemelli aveva detto il falso, perché non vide le stimmate nella visita del 19 aprile 1920; e dicevano il vero. Mentre Padre Gemelli continuò ad affermare: «Io ho visitato le stimmate di Padre Pio» perché questo avvenne nella precedente visita del 1919; e diceva a sua volta la verità”.

Sempre per rimanere in tema, in queste ore è comparso un nuovo avviso a San Giovanni Rotondo: non si potrà accedere senza Green Pass né alla tomba del santo,  né alla sua cella e neppure davanti al crocifisso che ha ispirato le stimmate di Padre Pio. 

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Vi consiglio il mio ultimo volume su Medjugorje che raccoglie materiale stilato dalla Pontificia Commissione Internazionale – guidata dal cardinale Camillo Ruini – che ha indagato su fenomeni straordinari pubblicato in versione cartacea e anche in versione Kindle.

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©David Murgia

 

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12 risposte a "+++ PADRE PIO, NUOVO DOCUMENTO DEL SANT’UFFIZIO RIVELA: “PADRE GEMELLI NON HA MENTITO. HA DAVVERO VISTO LE STIMMATE DEL FRATE DI PIETRELCINA DURANTE UNA VISITA SEGRETA”. STORIA DA RISCRIVERE"

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  1. Mi dispiace per F. Peloso, ma non si tratta affatto di un inedito. Il tutto si trova già nei volumi della Positio Ufficiale della Causa di Canonizzazione di Padre Pio (IV volume “Questiones Selectae) in cui il documento in questione citato da F. Peloso viene smentito da altri esibiti dai Cappuccini e ampiamente confutato.

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  2. Aggiungo al mio commento precedente che il documento presentato come inedito da F. Peloso (oltre a essere stato già confutato nella Positio ufficiale) è già stato pubblicato integralmente nel 2001 da Padre Gerardo Di Flumeri nel libro “Il Beato Padre Pio” e smontato pezzo per pezzo dallo stesso Postulatore.

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  3. Sì, certo. Strano però che l’università cattolica pubblichi un saggio falso (perché se le cose stessero come dici tu, il saggio di Peloso sarebbe un falso) e ancor più strano che non se ne sia accorto nessuno, tranne un certo Giuseppi , commentatore su un blog… ma per piacere…

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  4. Ho scritto che è un falso? No di certo. Ho solo detto che non è un inedito perché già pubblicato 20 anni fa e già smontato dal vice postulatore della causa di canonizzazione di Padre Pio, Padre Gerardo di Flumeri nel libro edito nel 2001 “Il Beato Padre Pio”.
    Vada a cercarsi il libro se mai lo trova.

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    1. Certo che hai detto che è un falso. Il titolo del saggio è “Padre Agostino Gemelli disse il vero: visitò le stimmate di Padre Pio da Pietrelcina”. Nel saggio si fa riferimento ad un docuemento inedito. Se tu scrivi che il documento in questione di padre Gemelli è stato smontato, stai dicendo che: A) non è inedito, B) non prova che la visita sia stata effettuata, C) non c’è nessuna notizia e D) solo Giuseppi si è accorto di una cosa del genere. Quindi stai dicendo che il saggio dice falsità. Purtroppo per te, tu che inviti me a leggere il libro di padre Gerardo, non sai che il saggio di Pelosi dapprima CITA il documento già pubblicato da padre Gerardo e POI ne pubblica un altro, inedito. E quindi scrivi a vanvera

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  5. Scrivo a vanvera?
    La differenza tra falso e inedito sta nel vocabolario italiano. Non è un inedito quello riportato da Don Flavio Peloso. Ho detto che è un falso? Mi scusi, ma perché mi attribuisce parole che io non ho mai affibbiato allo studio di Don Flavio Peloso?

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    1. Cribbio, ma ci sei o ci fai? Tu hai detto che il saggio di Peloso non prova ciò che dice di provare (quindi è falsa la tesi che dice di provare e cioè che padre gemelli abbia visto le stimmate). Tanto semplice.
      Per lanciare quest’accusa, ti sei basato sul fatto che, secondo te, il documento su cui si basa Peloso, già noto, è già stato confutato.
      Io sto cercando di farti capire, con scarsi risultati, che il documento su cui si basa Peloso è un altro rispetto a quello che pensi tu.

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  6. Sul sito “Padre Pio Tv” il direttore dell’emittente Stefano Campanella ha appena pubblicato un lungo e documentato articolo in cui evidenzia tute le contraddizioni della “scoperta” di Don Flavio Peloso.
    Un caro saluto

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  7. L’articolo del Pelosi non si regge per niente, ed ha fatto male L’AVVENIRE a pubblicarlo, innescando una serie di reazioni a catena. Pelosi lavora alla Congregazione per le cause dei Santi, ed è tutto dire. A buon intenditor poche parole. Ma la dichiarazione di Gemelli, rispolverata da Pelosi, non si regge per niente. Difatti, Pelosi afferma che “padre Agostino Gemelli visitò due volte San Giovanni Rotondo e padre Pio. La prima volta fu «Nel 1919, essendo di passaggio, per ragioni di servizio militare, a Foggia». «Mi recai a S. Giovanni Rotondo – scrive il francescano – accompagnato dal segretario dell’allora Vescovo di Foggia. Questi mi espresse il desiderio che io esaminassi il P. Pio e poscia gli riferissi il risultato delle mie osservazioni”.

    Sembra strano che il vescovo di Foggia chieda al Gemelli di visitare Padre Pio, quando lo stesso appartiene a un’altra Diocesi, quella di Manfredonia. Sarebbe una grave mancanza di rispetto, del vescovo di Foggia verso quello di Manfredonia. Tanto più grave perché allora entrambe le Diocesi appartenevano alla Regione metropolitana di Benevento, retta dal vescovo di Benevento.

    Ma proseguiamo con l’esame di quanto scrive il Pelosi sulle pagine dell’Avvenire del 28 agosto scorso: “Il mio viaggio poteva essere utile. Ritenni mio dovere di accettare (l’invito del vescovo di Foggia, sic!) e mi recai e mi trattenni due giorni a S. Giovanni Rotondo, ospite del Convento dei Cappuccini. Ebbi modo di vedere più volte il P. Pio e di conversare assai a lungo con lui. Esaminai anche le piaghe del P. Pio». Si presentò come medico e così «io continuai sino in fondo la commedia del medico convinto e convertito per avere agio di osservare, vedere, constatare. Di tutto questo riferii a Mgr. Vescovo di Foggia»”.
    A questo punto io domando nuovamente: può un vescovo rivolgersi a un medico e chiedergli di esaminare le stigmate di un Frate cappuccino di un’altra Diocesi, visto che entrambe, Foggia e Manfredonia, erano, allora, diocesi suffraganee legate alla sede metropolitana di Benevento?

    Continuo con un’altra affermazione che riporto dalla Biografia ufficiale di Padre Pio, di padre Fernando da Riese Pio X: ““Documentato che a S. Giovanni Rotondo il Gemelli salì una sola volta e documentato il modo con cui si svolse l’incontro, non si riescono a capire tante sue affermazioni. In un inedito, il dott. Giorgio Festa scrive che il Gemelli si sarebbe «avventurato ad esprimere un giudizio a priori, senza avere affatto una nozione della natura e delle condizioni anatomo-patologiche con le quali si presentavano… le piaghe del Padre Pio, e senza aver avuto agio di eseguire su di lui neppure le ricerche psicologiche più elementari» ”. Il Gemelli – ribadisce il Festa – «ha invece giudicato del padre Pio non secondo scienza, ma solo secondo la propria immaginazione; senza aver affatto esaminato le sue piaghe, e senza neppure aver avuto con lui quella conversazione iniziale che è elemento indispensabile a raccogliere dati positivi per un qualsiasi giudizio psicologico»” .

    A questo punto, non posso non citare la testimonianza autorevole di padre Benedetto da San Marco in Lamis, sulla scorta della quale è assolutamente certo che il Gemelli non ha potuto osservare in alcun modo, neppure da lontano, le stigmate di Padre Pio. Padre Benedetto, direttore spirituale di Padre Pio nonché ex Ministro provinciale dei Cappuccini, è stato presente all’incontro, insieme con Emanuele Brunatto. Riportando, allora, la sua testimonianza, padre Benedetto scrive a padre Luigi d’Avellino, dichiarando: L’abboccamento (tra Padre Pio e Gemelli) «avvenne in sacrestia. Durò pochi minuti. Ero in un angolo lontano ed ebbi l’impressione che il Padre Pio lo licenziasse come seccato. Ecco tutto” .
    Dopo qualche ora l’illustre medico francescano lascia definitivamente San Giovanni Rotondo.
    Eppure, dopo un po’ di tempo, giunge al Sant’Ufficio una “terribile” relazione, nella quale Gemelli presenta un rapporto dettagliato della sua visita a Padre Pio, con un esame delle stigmate, che in realtà non è mai avvenuto.
    In seguito, attaccato dalla stampa , il Gemelli cercherà di… salvarsi . Il brutto è che in questa lettera, il Gemelli scrive categoricamente al Martindale: “Io ho esaminato accuratamente padre Pio e le sue stimmate. Durante questo esame era presente il padre provinciale . L’unico incontro avvenuto, tra Gemelli e Padre Pio, è quello di cui ho parlato prima, e a tale incontro c’era padre Benedetto, che Gemelli ha nominato come testimone, ma ha detto chiaramente che in tale incontro Gemelli non ha potuto vedere le stigmate di Padre Pio.
    Per saperne di più leggete il mio lungo articolo nel sito web su Padre Pio sotto indicato.
    Donato Calabrese, biografo e storico di Padre Pio.

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  8. Donato Calabrese, biografo e storico di Padre Pio da Pietrelcina
    L’articolo di Flavio Peloso sul quotidiano Avvenire intende riaprire di nuovo la questione, affermando che «Padre Gemelli non fu un “bugiardo”: vide davvero le stimmate di padre Pio». Quindi, l’autore dell’articolo annuncia una «novità ora emersa», consistente in «una dettagliata relazione al Sant’Uffizio (13 pagine dattiloscritte, con correzioni autografe) datata 6 aprile 1926», da cui – sempre secondo l’autore – «risulta» che «padre Agostino Gemelli visitò due volte San Giovanni Rotondo e padre Pio. “La prima volta fu «Nel 1919, essendo di passaggio, per ragioni di servizio militare, a Foggia». «Mi recai a S. Giovanni Rotondo – scrive il francescano – accompagnato dal segretario dell’allora Vescovo di Foggia. Questi mi espresse il desiderio che io esaminassi il P. Pio e poscia gli riferissi il risultato delle mie osservazioni. Il mio viaggio poteva essere utile. Ritenni mio dovere di accettare e mi recai e mi trattenni due giorni a S. Giovanni Rotondo, ospite del Convento dei Cappuccini. Ebbi modo di vedere più volte il P. Pio e di conversare assai a lungo con lui. Esaminai anche le piaghe del P. Pio». Si presentò come medico e così «io continuai sino in fondo la commedia del medico convinto e convertito per avere agio di osservare, vedere, constatare. Di tutto questo riferii a Mgr. Vescovo di Foggia»” .
    Innanzitutto, sembra strano che il vescovo di Foggia chieda al Gemelli di visitare Padre Pio, quando lo stesso appartiene a un’altra Diocesi, quella di Manfredonia. Sarebbe una grave mancanza di rispetto, da parte del vescovo di Foggia verso quello di Manfredonia. Tanto più grave perché allora entrambe le Diocesi appartenevano alla Regione metropolitana di Benevento, retta dall’arcivescovo di Benevento.
    Ripeto la domanda: può un vescovo rivolgersi a un medico e chiedergli di esaminare le stigmate di un Frate cappuccino di un’altra Diocesi, visto che entrambe, Foggia e Manfredonia, erano, allora, diocesi suffraganee dipendenti dalla sede metropolitana di Benevento?
    Ma proseguiamo con l’esame di quanto scrive il Pelosi sulle pagine dell’Avvenire del 28 agosto scorso: “Il mio viaggio poteva essere utile. Ritenni mio dovere di accettare (l’invito del vescovo di Foggia, sic!) e mi recai e mi trattenni due giorni a S. Giovanni Rotondo, ospite del Convento dei Cappuccini. Ebbi modo di vedere più volte il P. Pio e di conversare assai a lungo con lui. Esaminai anche le piaghe del P. Pio».
    Della sosta di due giorni di Gemelli, presso il convento, non ci sono tracce. Anzi, come riporta la nota PER AMORE DI VERITA’, CONSIDERAZIONI SU PADRE GEMELLI, pubblicata da Tele Radio Padre Pio, ci si chiede: “Se Gemelli è stato per due giorni nel convento di San Giovanni Rotondo nel 1919, arrivando con il segretario del Vescovo di Foggia, come mai di questa presenza non c’è traccia nella Cronistoria del Convento? E come mai da tale visita non è scaturita alcuna relazione?”.
    Altro aspetto poco edificante del francescano, del sacerdote, e del medico Gemelli, sarebbe, se fosse vero quanto ha dichiarato, il fatto che “Si presentò come medico e così «io continuai sino in fondo la commedia del medico convinto e convertito per avere agio di osservare, vedere, constatare»” . Gemelli avrebbe fatto ricorso a un artificio, a una finzione, mascherando la sua volontà di esaminare le stigmate di Padre Pio con il desiderio di vederle, e, quindi, ingannando il Frate di Pietrelcina. Mi domando: se fosse vero, dove sarebbe andata a finire la deontologia professionale del medico, la coscienza del sacerdote, e l’umile e semplice comportamento del francescano?
    A questo punto voglio riportare quanto scritto nella biografia ufficiale di Padre Pio, scritta da padre Fernando da Riese Pio X: “Documentato che a S. Giovanni Rotondo il Gemelli salì una sola volta e documentato il modo con cui si svolse l’incontro, non si riescono a capire tante sue affermazioni. In un inedito, il dott. Giorgio Festa scrive che il Gemelli si sarebbe «avventurato ad esprimere un giudizio a priori, senza avere affatto una nozione della natura e delle condizioni anatomo-patologiche con le quali si presentavano… le piaghe del Padre Pio, e senza aver avuto agio di eseguire su di lui neppure le ricerche psicologiche più elementari» ”. Il Gemelli – ribadisce il Festa – «ha invece giudicato del padre Pio non secondo scienza, ma solo secondo la propria immaginazione; senza aver affatto esaminato le sue piaghe, e senza neppure aver avuto con lui quella conversazione iniziale che è elemento indispensabile a raccogliere dati positivi per un qualsiasi giudizio psicologico»” .
    Ma non finisce qui. In concomitanza con il settimo centenario delle stigmate di San Francesco d’Assisi, padre Agostino Gemelli pubblica sul numero di settembre di Studi Francescani e in quello d’ottobre di Vita e pensiero, un articolo dal titolo: “Le affermazioni della scienza sulle stigmate di San Francesco”. Facendo leva sulla consapevolezza della propria competenza scientifica, Gemelli afferma che “il solo vero stigmatizzato della Chiesa è stato San Francesco, e con le debite riserve, Santa Caterina da Siena. Tutti gli altri «non sono che un prodotto di origine isterica» ” . È chiaro l’intento di demolire la presunta soprannaturalità delle stigmate di Padre Pio.
    A tale studio risponde il gesuita padre Gervasio Celi, e dalle pagine dell’autorevole rivista La Civiltà Cattolica, definisce “inesatte e imprudenti” le affermazioni di Gemelli, ricordando che dopo Francesco d’Assisi, la Chiesa ha elevato altri sessanta stigmatizzati agli onori degli altari.
    L’articolo della rivista dei Gesuiti ne promette un secondo per concludere il discorso. Ma la continuazione non esce in stampa. Qualcuno ha pensato, e non a torto, che scottato dalla prima puntata, padre Gemelli si sia dato da fare per fermare la seconda .
    Vent’anni dopo, attaccato dal gesuita padre Cirillo Martindale , Gemelli si difenderà con queste parole: “Io ho esaminato accuratamente padre Pio e le sue stimmate. Durante questo esame era presente il padre provinciale” . Ma, come si evince dalla testimonianza scritta di padre Benedetto, nei pochi minuti dell’incontro con padre Pio, Gemelli non ha potuto assolutamente verificare le lesioni di Padre Pio.
    “A fare ulteriore chiarezza in questa vicenda è stato il libro La via di Padre Pio, pubblicato nel 2013 da fr. Riccardo Fabiano, in cui l’autore rivela una sua personale testimonianza: «Negli anni 1970 padre Giovanni Aurilia da Montemarano, studente all’Antonianum di Roma, dove insegnava pare Roberto Zavalloni, discepolo di padre Gemelli, fu destinatario della seguente risposta di Gemelli a Zavalloni, che confidenzialmente e privatamente gli aveva chiesto della sua posizione sullo stimmatizzato: “Ma che ti voglio dire, io le stimmate non le ho viste!”. Padre Giovanni Aurilia ha riferito questa frase a me, io la scrivo per voi lettori!» (pp. 218-219).
    Eppure, dopo un po’ di tempo, giunge al Sant’Ufficio una “terribile” relazione, nella quale Gemelli presenta un rapporto dettagliato della sua visita a Padre Pio, con un esame delle stigmate che in realtà non è mai avvenuto.
    Per chiudere definitivamente questo discorso, ripromettendomi di analizzare, in seguito, alcuni dati della terribile relazione di Gemelli, invito i lettori a visitare e leggere ciò che Padre Pio TV ha pubblicato su questa pagina: https://www.teleradiopadrepio.it/per-amore-di-verita…/.

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