Da giorni in Vaticano c’è subbuglio per le voci che girano circa il riordino del personale interno (soprattutto laici) che in un’ottica di ristrutturazione potrebbe risultare in eccesso. Per gli esuberi si parla di prepensionamento. Anche i religiosi non dormono sonni tranquilli. Anche per loro i tempi delle “finanze allegre” sono definitivamente chiusi. L’impronta «francescana» del papato di Bergoglio impone rigide regole nella gestione economica, per evitare i passi falsi del passato e gli scandali. Le Linee orientative per l’amministrazione dei beni degli ordini religiosi, annunciate nei giorni scorsi dal prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrato, card. Joao Braz de Aviz, pubblicate dalla Lev, sono un decalogo di trasparenza e corretta gestione dei beni.
La questione della povertà della Chiesa è complessa. Nei secoli se ne è parlato e spesso è stata strumentale per interessi personali (pensiamo ai Catari e agli Albigesi) e non poche volte ha causato rivoluzioni e guerre (Lutero e la rivolta dei Contadini).Di certo chi certamente voleva vivere seriamente la povertà è stato quel gigante di Francesco d’Assisi che al suo tempo – come oggi – ha trovato come ostacolo al suo progetto parte della Curia e dei curiali.
Questo santo “straccione” e il suo seguito costituito dai “boni frati” riuscì a ottenere quello che voleva grazie a un sogno che il Poverello raccontò al Papa in persona.Qu esto è il racconto di come è andata così come trascritto nelle Fonti Francescane. Un racconto stupefacente e oggi più che mai attuale.
LA PARABOLA CHE EGLI RACCONTÒ AL SIGNOR PAPA
Quando si presentò con i compagni a papa Innocenzo per chiedergli l’approvazione della sua regola di vita, questi giudicò l’ideale che si era prefisso superiore alle forze umane. Ma, da uomo prudentissimo com’era, gli disse: «Prega, figlio mio, Cristo perché ci manifesti, per mezzo tuo, la sua volontà e, una volta conosciutala, possiamo acconsentire con più sicurezza ai tuoi pii desideri».
Il Santo obbedì al comando del sommo Pastore e ricorse con tutta fiducia a Cristo. Pregò con insistenza ed esortò pure i compagni a supplicare devotamente Dio. In breve, mentre pregava ottenne la risposta e comunicò ai figli novità salutari. Vennero così a sapere che Cristo gli aveva detto familiarmente, in parabola: «Francesco, dirai al Papa così:–Viveva in un deserto una donna povera, ma molto bella. Un re se ne innamorò per il suo incantevole aspetto, strinse relazione con lei gioiosamente e ne ebbe figli bellissimi. Una volta adulti ed educati nobilmente, la madre disse loro: “Non vergognatevi, o miei diletti, per il fatto di essere poveri, perché siete tutti figli di quel grande re. Andate dunque gioiosi alla sua corte e chiedetegli quanto vi occorre”. Meravigliati e lieti a quelle parole, animati dall’assicurazione di essere di stirpe reale e futuri eredi, stimarono ricchezza la loro estrema povertà, e si presentarono al re con fiducia e senza paura, perché nel volto riproducevano il suo volto. Vedendo che gli rassomigliavano, il re chiese, meravigliato di chi fossero figli. Ed avendogli risposto che erano figli di quella donna povera e sola nel deserto, li abbracciò: “Siete figli miei ed eredi; non abbiate timore; perché, se alla mia mensa si nutrono estranei, è certamente più giusto che si nutrano quelli che hanno diritto a tutta l’eredità”. Ordinò poi alla donna di mandare alla sua corte tutti i figli generati da lui, perché vi fossero allevati». Il Santo, traboccante di gioia a motivo della parabola, riferì subito al Papa il solenne oracolo.
La donna simboleggia Francesco, non per la mollezza della condotta, ma per i numerosi suoi figli. Il deserto è il mondo, allora incolto e sterile di virtù. L’abbondante e splendida figliolanza è il copioso numero di frati, ricchi di ogni virtù. Il re: il Figlio di Dio e a lui corrispondono nell’aspetto, somiglianti per la santa povertà, quelli, che, messo da parte ogni rossore, si sfamano alla mensa del re: contenti della imitazione di Cristo, vivendo di elemosina, pur attraverso il disprezzo del mondo, sanno che un giorno saranno felici.
Il Papa ascoltò con meraviglia la parabola e riconobbe senza incertezze che Cristo aveva parlato in quell’uomo. Si ricordò di un sogno fatto pochi giorni prima e illuminato dallo Spirito Santo, affermò che si sarebbe realizzato proprio in lui. Aveva sognato infatti che la Basilica del Laterano stava per crollare e che un religioso, piccolo e spregevole, la puntellava con le sue spalle, perché non cadesse. «Ecco, pensò: questi è colui che con l’azione e la parola sosterrà la Chiesa di Cristo».
È questo il motivo, per cui il signor Papa assecondò con tanta facilità la sua domanda e, da quel momento, anima veramente piena di Dio, amò sempre il servo di Cristo con particolare benevolenza. Esaudì subito le richieste, e promise amabilmente che avrebbe aggiunto più importanti concessioni.
Francesco, allora, usando della facoltà concessagli, cominciò a spargere semi di virtù, predicando con maggior fervore tutt’attorno, per città e villaggi.
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