CORONAVIRUS E IL VESCOVO VESTITO DI BIANCO CHE ATTRAVERSA UNA GRANDE CITTÀ MEZZA IN ROVINA E MEZZO TREMULO CON PASSO VACILLANTE

È destinata a rimanere nella storia la foto di Papa Francesco che – in una Roma deserta a causa delle restrizioni per il Coronavirus – cammina da solo per recarsi nella chiesa di San Marcello in Corso per pregare davanti al crocifisso che portato in processione fermò la “grande peste” nella città Eterna nel Cinquecento.

In molti hanno voluto vedere in questa scena l’avverarsi di una profezia. O meglio la madre di tutte le profezie: il Terzo Segreto di Fatima.

Cioè l’ultima parte di un messaggio scritto da una delle veggenti di Fatima, Suor Lucia, per molti anni rimasto segretissimo e pubblicato nel 2000 grazie al coraggio di Giovanni Paolo II e del cardinale Joseph Ratzinger.

Il testo completo del messaggio lo trovi qui.

Nonostante la pubblicazione dell’intero messaggio da parte del Vaticano, per alcuni – ancora oggi – il testo sarebbe monco di alcune parti che la Santa Sede avrebbe censurato perché troppo forti.

Le parti non pubblicate, infatti, conterrebbero – per i sostenitori di questa teoria – annunci sulla grande apostasia all’interno della Chiesa e su fatti apocalittici.

Ebbene, tornando ai nostri tempi – al tempo del Coronavirus – vedendo Papa Francesco che cammina per Roma a qualcuno è sembrato di vedere il “Vescovo vestito di Bianco” – di cui parla il Segreto pubblicato – che attraversa “una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino”.

Certo, l’immagine è eloquente.

Ma farla coincidere con il Terzo Segreto di Fatima, non so..

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© David Murgia

 

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4 risposte a "CORONAVIRUS E IL VESCOVO VESTITO DI BIANCO CHE ATTRAVERSA UNA GRANDE CITTÀ MEZZA IN ROVINA E MEZZO TREMULO CON PASSO VACILLANTE"

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  1. Sono d’accordo. Sono vicino al dolore col cuore e la preghiera a chi perde i propri cari e conosco amici e conoscenti che stanno combattendo tra la vita e la morte. Ma è ancora troppo presto. Migliaia di bambini muoiono in Africa ogni giorno per malaria o dissenteria. Solo in Italia abbiamo circa 80.000 aborti procurati all’anno. Adesso che siamo chiusi in casa e che vediamo i camion militari trasportare bare, ci sembra l’Apocalisse. Ma anche se arriviamo a 200.000 morti, non é ancora il momento. Sicuramente dopo, quando la spaventosa crisi economica provocata dal virus scatenerà la guerra, allora sì i vivi invidieranno i morti. Esagerato? Vediamo già ora che i dispositivi necessari per la cura (mascherine, ventilatori polmonari, medicinali) ogni paese li tiene per sé e se trovi una nazione disposta che sia per volo diretto, perché se transitano per altro paese vengono confiscati. E non lo scrivo io, ma il capo della protezione civile. Figuriamoci fra qualche mese quanta solidarietá tra popoli….

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    1. @Cleopa
      Sono sostanzialmente d’accordo col suo intervento; ricordiamo che gia’ da molti anni, in Medioriente, esiste la battaglia per un bene necessario, l’acqua, dove Israele fa la parte del leone lasciando nella bisogna migliaia di palestinesi. In questa fattispecie, è più che appropriato dire che “ognuno porta acqua al proprio mulino”.

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