Tutto è iniziato quasi per caso. Una mattinata trascorsa alla libreria Feltrinelli di largo Argentina a Roma. Al bar del piano superiore mentre aspetto una persona prendo il volume di don Georg Gänswein (a cui sono affezionato per vicende passate) Nient’altro che la verità. La mia vita al fianco di Benedetto XI – in cui il prelato racconta anche gli ultimi anni di Papa Ratzinger e inizio a sfogliarlo.

Vado all’indice e inizio a leggere gli ultimi capitoli, cioè quelli dedicati alla rinuncia di Benedetto XVI. Ed ecco che leggo delle righe che mi mettono i brividi.

Prima di tutto scopro (piacevolmente) che Benedetto XVI iniziò “gradualmente a prestare maggiore attenzione all’ambito delle profezie mariane, che in realtà non lo avevano mai intrigato particolarmente in gioventù”.

Infatti, come sappiamo, fu proprio Benedetto XVI a volere la famosa Pontificia Commissione di Inchiesta su Medjugorje.

E poi tutti ricordiamo (anche io quel giorno ero presente nella sala stampa vaticana da giovane cronista del quotidiano IL TEMPO) quando proprio Ratzinger come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede presentò il testo del famoso Terzo Segreto di Fatima corredato da un suo commento.

Ebbene, scrive il suo segretario, proprio a partire da questo episodio “Benedetto maturò la consapevolezza che i preannunci della Madonna devono venire considerati con diligenza, prestando attenzione alle sue precise parole”.

Ed ecco allora il colpo di scena di cui nessuno incredibilmente sembra essersi accorto.

Ecco, infatti, come continua mons. Gänswein  subito dopo nel suo libro: “Per esempio, in questa parte finale del (Terzo) Segreto si parla di una persecuzione della Chiesa che culmina nel martirio di molte persone, compreso il Papa che «attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo…giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce»”.

“Pur se Giovanni Paolo II – scrive sempre don Georg – aveva in qualche modo associato quelle parole all’attentato da lui subìto il 13 maggio 1981…è vero però che il Pontefice non era stato ucciso (un riferimento a questo evento è piuttosto la profezia data dalla Vergine il 19 settembre 1846 a Mélanie Calvat e Maximin Giraud, i veggenti di La Salette in Francia: «Il Papa sarà perseguitato da ogni parte: gli si sparerà addosso, si vorrà metterlo a morte, ma non gli si potrà far nulla»)”.

Quello che scrive l’ex segretario di Papa Ratzinger è molto importante. Provo a chiarire meglio.

Abbiamo due profezie:

  • quella del Terzo Segreto di Fatima che parla appunto di un vescovo vestito di bianco che viene ucciso da soldati che gli sparano proiettili e frecce e che Giovanni Paolo II ha voluto associare alla sua persona
  • abbiamo i cosiddetti Segreti de La Salette (i cui originali ho scoperto nell’archivio segreto della Congregazione per la Dottrina della Fede) che convincono Papa Ratzinger che sono più adatti per essere associati all’attentato subito da Karol Wojtyla in piazza San Pietro il 13 maggio 1981.

Ecco cosa ha rivelato esattamente nel 1846 a La Salette la Bella Signora ai due veggenti: Mélanie Calvat e a Maximin Giraud:

“Il Papa sarà perseguitato da ogni direzione, gli si sparerà addosso, lo si vorrà uccidere, ma non gli si potrà far nulla, per questa volta il Vicario di Dio trionferà ancora”. (Segreto di Melanie).

“Arriveranno grandi disordini  nella Chiesa e dovunque,  poi dopo  il nostro Santo padre il papa  sarà perseguitato,  il suo successore sarà  un pontefice che nessuno si aspetta” . (Segreto di Maximin).

In questa ottica, tutto cambia prospettiva. Il Papa a cui si “sparerà addosso….ma non gli si potrà far nulla” è Giovanni Paolo II. E ancora: “il Santo Padre il Papa sarà perseguitato” è lo stesso Benedetto XVI e “il suo successore che nessuno si aspetta” è appunto Papa Bergoglio.

Per dirla in estrema sintesi: per Benedetto XVI –che sottolinea come bisogna prestare la massima attenzione alle precise parola annunciate dalla Madonna – il  Terzo segreto di Fatima ancora non si è compiuto. Sono eventi che ancora dovranno accadere.

Ed è proprio per questo che – scrive sempre nel suo libro don Georg – “fu all’interno di tale considerazione, fondata sull’ipotesi di una profezia non ancora realizzata e quindi spalancata su un futuro più o meno prossimo, che il 13 maggio 2010, nell’omelia della Messa a Fatima, (Benedetto XVI) pronunciò parole che ebbero risonanza: «Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa». A scanso di equivoci, posso comunque aggiungere con certezza che Joseph Ratzinger non ebbe mai illuminazioni soprannaturali riguardo a simili vicende”.

Illuminazioni no, ma intuizioni ispirate dallo Spirito Santo sicuramente sì.

Non c’è dubbio: ora mariologi ed esperti devono rivedere e studiare  tutto questo.

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Per chi volesse avere una visione completa  su tutto il fenomeno Medjugorje, il lavoro migliore è quello svolto dalla Pontificia Commissione di Inchiesta (guidata dal Cardinale Camillo Ruini) che, alla fine dei lavori, ha stilato la famosa Relazione Finale, documento segreto che io ho pubblicato per la prima volta in assoluto in versione cartacea e anche in versione Kindle nel mio libro “Rapporto su Medjugorje”.

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Il mio ultimo libro è Ho sposato un nazista. La mia fuga dal Quarto Reich. Una sconvolgente storia vera – edito da Piemme, scritto insieme a Hilde Keller. Il volume è disponibile su internet QUI o su Amazon QUI

Si tratta di un libro che ripercorre l’incredibile storia di Hilde Keller che sposa un neonazista e, insieme a lui, cerca di creare un nuovo Reich.

INVITO ALLA LETTURA:

Castello di Wewelsburg (Germania), anno 2018. Hilde insieme a quello che diventerà suo marito sono uniti in matrimonio da una sciamana. La celebrazione si svolge secondo un rituale delle Waffen SS, lo spietato  braccio armato della polizia nazista. A fare da sfondo alla cerimonia, non ci sono vetrate colorate di chiese gotiche tedesche ma il “sole nero”, luogo magico da cui prenderà vita il nazionalsocialismo esoterico voluto da Adolf Hitler e Heinrich Himmler. Come testimoni di nozze, ci sono figli e parenti di gerarchi nazisti.

La vita di Hilde da questo momento in poi si trasforma in un baratro frequentato da ombre nere, personaggi insospettabili che vestono divise naziste, che in casa hanno il busto del Fuhrer e la bandiera del Terzo Reich e che si incontrano in ville e lussuosi appartamenti sparsi in tutta Europa per progettare la follia: far rinascere il nazismo.

Un mondo – quello che vivrà ogni giorno Hilde – a cui si fa fatica a credere. Eppure tutto è reale. Tutto è inquietante. Sarà proprio Hilde a essere testimone di violenze (anche su animali), rituali occulti e raduni segreti di guerra. Scoperchiando un fenomeno che mette i brividi, di cui spesso si parla senza conoscerlo ma che è terribilmente diffuso: il neonazismo.

Dopo anni tormentati, Hilde riesce ad uscire da questo incubo e in una notte decide abbandonare il marito e quel mondo tenebroso per abbracciare la Croce e diventare cristiana.

“Sbaglia chi, in Italia, identifica il neonazismo con gruppi di ragazzi con capelli rasati e pronti alla violenza o con piccole realtà politiche di estrema destra. Il neonazismo oggi si veste di rispettabilità, buona educazione e ottima cultura”. CONTINUA

(David Murgia)

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5 risposte a “+++APPARIZIONI DELLA MADONNA, INEDITO BENEDETTO XVI: IL “VESCOVO VESTITO DI BIANCO” MARTIRIZZATO NON È QUELLO PROFETIZZATO A FATIMA, MA QUELLO DI CUI SI PARLA NEI SEGRETI DE LA SALETTE”

  1. Gentile D. Murgia, pur essendo io d’accordo con la prima parte del suo articolo, trovo contraddittorio il suo sostegno finale là dove afferma che il Papa “perseguitato” è Benedetto XVI!
    Sta forse sostenendo – con l’aiuto (molto) interessato di mons. Ganswain, del quale non nutro grande stima – che Papa Ratzinger si è dimesso perchè non intendeva più sopportare alcuna persecuzione?
    Spero di no! Anche perchè a me pare che sia stata ben minima cosa rispetto a quella subita dai primi papi della Chiesa!
    E se vogliamo anche rispetto a tutto ciò che sta subendo il nostro amato papa Francesco…

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    1. …il nostro amato Papa Francesco,cosa starebbe subendo? …mi sono perso qualcosa?

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  2. In sostanza, quindi, nessuno si sarebbe mai interessato di capire /interpretare, mettere in relazione questi messaggi di La Salette, tranne Benedetto XVI?

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  3. Il nostro caro papa Bergoglio?

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  4. Gentilissimo Dottore, in merito a tali argomentazioni vorrei proporle una mia interpretazione attraverso il celebre “sogno delle due colonne” di san Giovanni Bosco e che, sono sicuro, lei conosce perfettamente. Tempo fa, poco dopo l’elezione di Francesco al soglio pontificio, feci alcune considerazioni a tal riguardo, che ancora oggi, dopo la morte di Benedetto XVI, ritengo attuali. Alla domanda su chi sia il Papa che alla fine del sogno conduce la nave della Chiesa nel porto sicuro tra le due colonne ebbi un illuminante risposta nell’osservare per la prima volta lo stemma pontificio di Bergoglio: in alto al centro l’Eucaristia, che nel sogno sormonta la colonna “più grossa e più alta” (cit.), in basso a sinistra la Stella Maris, simbolo della Vergine Maria, che nel sogno sta in cima all’altra colonna, e lo sfondo blu, come “l’immensa distesa del mare”. Ma il particolare più decisivo che mi indusse a immaginare Francesco come il papa del sogno, il secondo papa per l’esattezza, è il fiore di nardo, simbolo di san Giuseppe, che nello stemma papale sta in basso a destra. Infatti, proprio nel giorno di San Giuseppe, il 19 marzo 2013, Jorge Mario Bergoglio verrà incoronato pontefice, a sei giorni dall’elezione. Lo stemma fu ideato nel 1992, quando Bergoglio divenne vescovo, e poi confermato una volta papa con poche modifiche relative alla Stella Maris, che da cinque punte passò a otto (gli otto anni del predecessore?). Non rimane che chiedersi chi sia il papa che nel sogno muore, il primo papa, che colpito la prima volta cade ma si rialza, colpito una seconda volta cade e muore. A tal proposito ho fatto queste ipotesi: il primo Papa che conduce la nave tra gli scontri con le navi nemiche è Giovanni Paolo II, il quale “colpito gravemente, cade. Subito, coloro che stanno insieme con lui, corrono ad aiutarlo e lo rialzano” (cit.). Come non vedere in questa frase l’attentato del 13 maggio 1981? La frase immediatamente successiva dice: “Il Papa è colpito la seconda volta, cade di nuovo e muore”. Per anni, prima della morte di Benedetto XVI, mi convinsi che proprio a lui si riferisse questa parte del sogno, in base a questa semplice considerazione: se Francesco è il Papa che condurrà la Chiesa al sicuro tra le due colonne, Benedetto sarà il Papa che nel sogno muore”. La figura del primo Papa che cade ferito e si rialza, cade una seconda volta e infine muore, sembra racchiudere in sintesi i due pontificati precedenti a Francesco, come fossero un solo pontificato. Del resto il cardinale Ratzinger fu molto vicino a Wojtyla durante tutto il suo pontificato e da prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede fu il suo più fedele e stretto collaboratore. Possiamo quindi affermare che gli otto anni di Benedetto XVI che seguirono a Giovanni Paolo II furono la diretta continuazione del lungo pontificato di quest’ultimo, in dottrina e in santità. Ma Benedetto non è morto da martire, non è salito sopra la collina sulla cui cima, come descrive la visione della terza parte del segreto di Fatima, si trova “una grande croce di tronchi grezzi”, per essere colpito a morte insieme a “vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni”. Tuttavia, è possibile affermare questo in modo certo e definitivo? È possibile escludere totalmente il martirio dalla vita di Benedetto? Oppure, in qualche maniera a noi sconosciuta e misteriosa, Benedetto è stato realmente un martire? Di fatto tutto il suo pontificato è stato un percorso difficile, che ha conosciuto persecuzioni, odio e privazioni, con un crescendo inarrestabile, in particolare, dal giorno della grande rinuncia fino alla morte naturale. Persino dopo la morte lo hanno perseguitato, tanto da poter pensare a un martirio della memoria, che ancora oggi continua. Mi chiedo, per l’appunto, se è possibile parlare di martirio della memoria, anche alla luce degli ultimi accadimenti che hanno visto infangare la memoria di san Giovanni Paolo II. È chiaro che manca la sofferenza del martire, ma non possiamo non dire che tutta la Chiesa soffre quando si agisce contro la santità delle sue membra: anche se non più tra noi fisicamente i santi, in virtù della comunione che a loro ci lega, il vilipendio della loro memoria genera grave sofferenza a tutta la Chiesa. Quando Benedetto era in vita, credendo che fosse lui il Papa del segreto, ovvero il Papa che nel sogno di don Bosco muore, analizzai attentamente anche il suo stemma, prima quello da cardinale, poi quello da pontefice, ed ebbi come una sensazione di conferma: non poteva che essere lui quel Papa. Nello stemma da cardinale, suddiviso in quattro quadranti, si notano la testa di moro, che rappresenta san Maurizio martire, raffigurato due volte, e l’orso, che porta sul dorso un fardello; ma il particolare più interessante, che fa pensare al sogno di don Bosco, è la conchiglia immersa per metà nell’acqua: se osservata con attenzione sembra la prua di una nave vista di fronte che solca un mare tranquillo. Poi Ratzinger diventa Papa e lo stemma muta: i tre simboli rimangono, con la conchiglia sta al centro su uno sfondo non più azzurro, ma rosso come il sangue. Faccio notare, per inciso, che nello stemma cardinalizio il simbolo del martire, la testa di san Maurizio, si ripete due volte, come a profetizzare i due momenti della vita di Benedetto XVI, la prima da Pontefice regnante, la seconda da Papa emerito. Pensai, alla luce di queste mie interpretazioni sugli stemmi dei due papi, alla prima messa di pontificato di Benedetto, quando al termine dell’omelia disse: “Pregate per me perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi”. Certamente Benedetto morì da papa perchè tale rimase, sebbene emerito e in modo del tutto unico e misterioso, anche dopo il giorno della rinuncia al governo effettivo della Chiesa. C’è da capire, in ultima analisi, alla luce del sogno di don Bosco, e delle persecuzioni e sofferenze interiori patite da Benedetto nel corso del suo regno e oltre, se il Papa che muore in Fatima sia lui o se questa tragica visione riguarda il suo successore o un altro Papa ancora. Ancora un particolare interessante, tuttavia, emerge nel racconto del sogno dove dice: “Sennonché, appena morto il Pontefice, un altro Papa sottentra al suo posto. I piloti radunati lo hanno eletto così subitamente, che la notizia della morte del Papa giunge con la notizia dell’elezione del successore”. La scena sembra descrivere un momento della storia in cui la Chiesa sarà al culmine della persecuzione, per cui sarà impossibile indire un conclave pubblico. Ma la simultanea morte del Papa con la notizia del nuovo successore dà come l’impressione che il nuovo Papa sia già presente al momento della morte del precedente. Fa pensare alla situazione che la Chiesa ha vissuto fino a poco tempo addietro, quando coesistevano i due papi, sebbene uno dei due emerito, per cui, morto Benedetto, Francesco “subitamente” prende la scena del pontificato, stavolta in piena solitudine, ma con indiscussa fermezza. Ritornano, quindi, le domande: è Benedetto il Papa che muore sia nel sogno che nella visione di Fatima, subendo di fatto il martirio del cuore? Ricordiamo a tal proposito quando nel segreto di Fatima la Vergine dice: “il Santo Padre avrà molto da soffrire”. Infine, sarà veramente Francesco il Papa che porterà la Chiesa al sicuro tra le due colonne, tra l’altro descritte chiaramente nel suo stemma pontificio? Il racconto del sogno termina con questa frase: “Nel mare regna una gran calma” e qui è del tutto evidente il riferimento alla promessa di Fatima: il Trionfo del Cuore Immacolato di Maria, per cui il sogno intero costituisce il compendio perfetto di ciò che è Fatima e di ciò che sarà Medjugorje, che di Fatima è il completamento, come annunciato dalla Vergine stessa ad agosto del 1991 e a gennaio di quest’anno.
    Avrei tantissime altre cose da dirle, ma preferisco via mail in privato.
    La saluto cordialmente.

    Orazio

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