Sono passati sette giorni da quando ho deciso di pubblicare alcuni estratti della famosa Relazione finale della Commissione internazionale di inchiesta sui fatti relativi a Medjugorje per molti anni inedita.
E come previsto si è sollevato un vespaio. Tra polemiche e minacce.
E questo mi conferma quello che ho sempre pensato. E cioè che ancora oggi, quasi 40 anni dopo dall’inizio dei fenomeni nella piccola città della Bosnia Erzegovina, le apparizioni della Gospa continuano a dividere (ferocemente) i fedeli.
Alcune reazioni mi hanno ferito. Ma pazienza. Io continuerò – come ho sempre fatto – a battermi non per una ideologia, ma per una Verità.
Riprendo in mano la Relazione e continuo a sfogliarla.
E alcune cose ora mi sono più chiare.
La prima. I componenti della Commissione per il loro giudizio hanno tenuto presenti “i pronunciamenti episcopali” delle “grandi apparizioni / mariofanie francesi de La Salette (1846) e di Lourdes (1858). E ovviamente di “Fatima (1917) in primo luogo e, ultimamente, Kibeho (1981-1989) in terra africana”.
Nella Relazione, nel ricordare l’inizio del fenomeno, si ricorda che “durante gli interrogatori che sono seguiti, i presunti veggenti sono stati esposti a delle minacce gravi. Resistono comunque e non negano minimamente quanto hanno sperimentato”.
Lo studio pontificio ha accertato “la normalità o sanità psicologica” dei presunti veggenti. E questo perché – quando sono stati interrogati dalla Commissione – “la presenza nelle testimonianze di elementi costanti, inalterati, essenziali e pudichi assume un valore tanto più significativo quanto più si considera che esse sono state rese alla presente Commissione Internazionale a trent’anni di distanza dal momento iniziale degli eventi”. Per cui i presunti veggenti “non sono più gli adolescenti di allora a raccontare, ma sono donne e uomini adulti, comunque temprati e modellati sia a livello umano sia spirituale – nel bene e nel male – da quanto è loro accaduto in questo lungo lasso di tempo. Come adulti rileggono quanto si è depositato nella loro coscienza, nella loro memoria e nella loro affettività (conscia e inconscia). Quando questa rilettura è in un certo senso libera da quel che è accaduto in seguito, essa è in grado di restituire la freschezza e l’originalità di quel che è stato sperimentato, dando la possibilità a chi ascolta di poter essere in un certo senso contemporaneo all’esperienza nel suo darsi”.
E questo è importante perché “ciò evidenzia anche la forza particolare, caratteristica e originale di questa esperienza, che resiste ad alterazioni altrimenti ordinarie e normali nel corso dell’evoluzione della persona”.
Ma i presunti veggenti possono essere stati influenzati?
La Commissione risponde: “Esistono naturalmente altre possibili forme di influenza o di alterazione di cui i testimoni non sono necessariamente coscienti: esse, infatti, più che provenire da precisi disegni o intenzioni di altri attori interessati a piegare gli eventi nel senso da loro desiderato, sono piuttosto inscritte negli ambienti di vita (edifici, luoghi, immagini, simboli, persone) e nella storia che essi mediano e trasmettono con la loro stessa presenza”.
“Queste forme, in sé, – continua il documento – non hanno nulla di patologico: esse offrono piuttosto alcune delle possibili coordinate di senso, dei veri e propri paradigmi, che aiutano a dare forma intellegibile e comunicabile alle esperienze vissute. Da questo tipo di forme, per sé, i beneficiari delle autentiche rivelazioni private non sono affatto esenti”.
E poi c’è la questione del vescovo del luogo.
Ecco cosa scrivono i relatori sullo strano comportamento del vescovo di Mostar di allora, Mons. Žanić. Come si ricorderà, infatti, una volta informato dal parroco di allora, padre Zovko (che per me è veramente una persona eccezionale) di quello che stava accadendo ai ragazzi, Mons. Žanić ha interrogato a sua volta i presunti veggenti e in un’omelia si è espresso pubblicamente in senso favorevole all’autenticità delle apparizioni.
Poi inspiegabilmente lo stesso prelato le disconosce.
Come mai? “Esistono – si legge nella relazione – delle testimonianze che ci sia stata una pressione sul vescovo che, probabilmente per questo e certamente per le successive affermazioni di alcuni presunti veggenti su pronunciamenti della Gospa riguardo alla questione erzegovinese, ha cambiato parere sull’autenticità del fenomeno”.
Della questione erzegovinese parlerò più avanti.
©David Murgia

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Sono ina donna che andò a Medyugorje sin dal 1986 e per 35 volte ogni anno. Ciò che ho visto assistito e sperimentato è unico .Portai i miei figli;sin dal secondo viaggio. Tutta la loro vita e’ stata guidata dalla Gospa. (Ora portano i loro figli) La Madonna ne ha fatto….unaTeologa, un Psicologo ma soprattutto guide spirituali e un medico.nel loro ambiti dove operano.Festeggiai il mio 25.mo e 50esimo di matrimonio proprio in quella terra benedetta. Guidata dalla Gospa,,tenni per 30 anni gruppi DI preghiera con i genitori degli alunni , vicini e parenti. Conobbi tutti i frati e i veggenti. Amo Maria e Gesù e vogliamo che tutti LA amino,perché è Lei che porta a Gesù!
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